Rapporto 2014 by AA.VV. italiadecide

Rapporto 2014 by AA.VV. italiadecide

autore:AA.VV., italiadecide [italiadecide, AA.VV.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Politica, Fuori collana
ISBN: 9788815319869
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2014-10-14T22:00:00+00:00


3. Il turismo italiano ha grande forza economica ma debole capacità competitiva

Brevi considerazioni su alcuni fattori esterni. L’Italia, pur essendo tra i leader nelle speranze di viaggio del turismo internazionale (in proposito assai significative sono le indagini sul valore dei brand turistici internazionali e sui desiderata di viaggio; si vedano, in merito, le stime elaborate dalla Simon Anholt con il suo City Brand Index), la sua attrattività complessiva è a rischio di declino, a causa di una molteplicità di fattori, non tutti di matrice turistica. Ad esempio, è fortemente diminuita l’accessibilità internazionale: tranne alcune eccezioni legate alla prossimità geografica, la massima parte del turismo internazionale giunge in Italia tramite il vettore aereo. Le lunghe traversie legate alla scelta dell’hub, la politica del trasporto aereo più volte procrastinata e da pochi mesi avviata ma con il corredo di diffuse perplessità, le stesse vicende dell’ex compagnia di bandiera, l’Alitalia e, in particolare, la disponibilità degli slot, hanno contribuito a penalizzare la «raggiungibilità» complessiva del nostro paese. A cui deve essere sommata la situazione di disagio in cui versa l’aeroporto di Fiumicino (hub nazionale), oramai molto prossimo ai limiti delle proprie potenzialità di movimentazione di passeggeri, se non assolute (sulla carta il movimento annuo potrebbe espandersi di alcuni milioni di passeggeri), certamente relative, nel senso che nei periodi di «alta stagione» il numero di passeggeri quotidianamente movimentati ha raggiunto la capacità teorica e se il turismo internazionale dovesse incrementarsi, difficilmente ciò avverrebbe nelle «mezze stagioni» e ancor meno nella «bassa stagione».

Una sorta di autogol, un clamoroso handicap per la crescita della componente internazionale del turismo italiano è, indirettamente, di origine normativa e, ancor oggi, trova un facile alimento dal comportamento assolutamente irrazionale delle grandi istituzioni pubbliche. Le vicende sono note e hanno origine nella prima metà degli anni ’90, quando, per utilizzare locuzioni di stampo giornalistico, la crisi della «prima Repubblica» gettò grandi ombre sull’efficacia dell’azione dello Stato sulla vita di alcuni settori dell’economia. Vennero indetti, con successo, alcuni referendum per estromettere dall’azione degli organi centrali dello Stato alcuni comparti produttivi: in conseguenza dei risultati di questi referendum furono soppressi il Ministero dell’Agricoltura e il Ministero del Turismo, dello Spettacolo e dello Sport. Il Ministero dell’Agricoltura venne immediatamente ripristinato, con la denominazione di Ministero per le Politiche Agricole, indispensabile per beneficiare delle provvidenze europee sul settore agricolo. L’ex Ministero del Turismo, ridotto a una Direzione generale, non ne ha condiviso i destini e iniziò una sorta di nomadismo istituzionale fra la Presidenza del Consiglio, il Ministero dell’Industria, il Ministero dello Sviluppo, quello dell’Ambiente, attualmente quello della Cultura. Questa indifferenza istituzionale, di fatto, ha contribuito a delegittimarne le funzioni e le, comunque modeste, linee di iniziativa politica.

Il colpo di grazia a una minima possibilità di rilancio del ruolo dell’Italia nel turismo internazionale e nella crescente competizione globale venne dato nel 2002, allorché fu varata la riforma del Titolo V della Costituzione e tutta la materia del turismo venne assegnata alle esclusive competenze regionali. Di nuovo, fu una riforma nella quale la classe politica non



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